Sandro Stella.
Pensionato ACTV dal 1997 è interessato a tutto ciò che nell’arte emoziona e commuove, incontra l’iconografia in un modo puramente casuale, scopre tavole emozionanti che non sono solo dipinti ma vere opere d’arte che rappresentano storia, teologia e partecipazione mistica al divino.

 

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a cura di Sandro Stella

 

Le icone

Verso il secondo secolo, quando gli apostoli prima, i discepoli poi, costituirono le prime comunità cristiane, portarono in tutte le terre del Mediterraneo la parola, la vita e le vicende di Cristo in modo tale da suscitare un’esigenza figurativa.
Per tali pitture, all’inizio, i nuovi cristiani cercarono un linguaggio simbolico, dove il più delle volte si notava una sorta di esitazione tra il ricordo dei ritratti della tarda antichità e il desiderio di andare oltre le apparenze del mondo sensibile per cercare di rivelarne l’essenza presentando poi una sorprendente unità di stile e caratteristiche comuni a tutte le comunità cristiane.
È luogo comune abbinare la Russia alle icone, pensando siano patrimonio esclusivo di quella terra o al massimo appartenenti alla cultura greca… ricordo, che alcune tra le più antiche icone, oggi esistenti, sono state eseguite a Roma, e qui conservate (Vergine con il bambino, sec. VI-VII in Santa Maria in Trastevere e Cristo circondato dai discepoli sec. IV in Santa Costanza a Roma) e che la Russia si convertì al cristianesimo soltanto attorno all’anno mille e fu l’ultima a ricevere l’arte da Bisanzio, della quale fece una splendida rappresentazione. Bisanzio, che per la sua posizione strategica tra Oriente e Occidente diventò una grande potenza politica ed economica, focalizzò su di sé l’essenza di tutte le culture mediterranee, l’ellenistica, l’orientale, l’occidentale creando la nuova arte cristiana in un linguaggio di logica e omogeneità rara.
L’icona è un microcosmo che ripropone la verità e la perfezione del macrocosmo di cui è il riflesso, un Tempio alla cui costruzione concorre tutto il Creato: l’uomo, gli animali, i vegetali e la terra, in cui tutto è offerto e sublimato affinché possa esprimere il vero.
Nelle icone, soprattutto quelle bizantine, il fondo è sempre dorato e non c’è colore che possa sostituire nel modo più adeguato il senso teologico della luce se non l’oro. Nel suo brillio e nella sua luminosità è metafora assoluta della luce che a sua volta è metafora di Dio, e dove c’è Dio non ci sono tenebre.
Secondo la tradizione ci sono tre tipologie canoniche di Cristo:
Il Salvatore Acheropita (non dipinto a mano umana), considerato la rappresentazione più antica e fedele di Gesù, perché impressa da Lui stesso su un lino (Mandylion) e inviato ad Abgar, re di Edessa, gravemente malato.
Il Pantocrator (colui che sostiene in sé l’essere), espressione dell’Epifania del Dio trascendente che ha assunto fattezze umane.
Il Salvatore in trono tra le Potenze che, nell’iconostasi, occupa il posto centrale nell’ordine delle Deesis dove convergono oranti supplicandolo di avere pietà dell’umanità.
Tre tipologie canoniche della Madre di Dio:
Madre di Dio della Tenerezza. La tradizione vuole che nell’intenso e tenero abbraccio il Dio-Bambino riveli alla Madre il mistero della morte e della resurrezione e la serena accettazione della volontà divina di Maria.
L’Odigitria (Colei che indica la vita), che sorreggendo su un braccio il bambino, con la mano lo indica come “via, verità e vita”.
L’Orante. La Vergine appare frontalmente con le braccia levate in atteggiamento di supplica. La variante è la Madre di Dio nel Segno perché porta sul petto un clipeo con la figura di Cristo Emmanuele, il Salvatore prima dell’incarnazione.
Elementi caratteristici sono: i colori della veste e del manto sono l’inverso dei colori del Cristo, ha sempre la veste azzurra, colore della creazione (discendente di Adamo), ma è ammantata di porpora, colore della divinità e della regalità. Le tre stelle che si vedono brillare sul capo e sulle spalle della Vergine sono un antico simbolo siriaco di verginità, che sta ad indicare la verginità della Madonna prima, durante e dopo il parto.

Sandro Stella

Ha frequentato un corso di iconografia partecipando a mostre collettive a S. Geremia a Venezia, Costalta (BL) e Montagnana (PD).
Personali: Galleria “La Cella” Carpenedo VE.; Galleria “Don Sturzo” Carpenedo VE.; Chiesa di Altino; Limana (BL).
Collettive: Galleria S. Vidal a S. Stefano, Venezia; Limana (BL).
Ha vinto il primo premio ex tempore in un concorso di arte sacra a Carpenedo con l’esposizione dell’opera al Museo Diocesano a S. Marco, Venezia.
Opere esposte: 5 nella Chiesa Don Sturzo; 8 nella Chiesa di S. Barbara; 2 nella chiesa di Altino; 1 nella chiesa di Limana e un’opera in un villaggio dell’Amazzonia.
Vive e lavora e Mestre.
Appassionato di musica, suona il flauto contralto con il complesso di flauti dolci “Nuovo Mondo Ensemble”, cuore pulsante dell’associazione Nicola Saba.

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